Riprendiamo integralmente l’intervista di baskeTrieste al nuovo responsabile del settore giovanile Stefano Comuzzo:
Idee chiare e sguardo fermamente puntato sull’obiettivo: sono le prime cose che emergono dalle parole di Stefano Comuzzo, il nuovo responsabile del settore giovanile di baskeTrieste. Fresco di nomina, il cinquantaquattrenne tecnico friulano è già al lavoro in profondità per definire le linee guida della stagione 2021/2022 e mettere in riga tutto l’aspetto organizzativo del vivaio biancorosso: un lavoro che certamente è più che impegnativo, stante le molteplici partecipazioni ai campionati giovanili che accosteranno assieme il nome di baskeTrieste e Pallacanestro Trieste. Ma quello di Comuzzo è un nome che evoca molti ricordi, negli appassionati di pallacanestro del capoluogo: quei ricordi e quelle emozioni che lo stesso tecnico rievoca nelle sue parole dopo essere stato investito del ruolo da parte di baskeTrieste.
Si tratta della tua seconda “tappa” triestina: quali sono le tue sensazioni?
“Le riassumerei in un concetto: tornare a casa. Qui ho avuto il piacere di costruire dalla base il settore giovanile e posso dire di aver avuto grosse soddisfazioni personali, in quanto sono riuscito a portare dei giocatori a lavorare per diventare parte della prima squadra: questo era l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Per il resto, a Trieste mi sono trovato benissimo in tutti i sensi, sia sul campo che fuori dal campo: talmente a mio agio che, nel momento in cui ho ricevuto l’offerta di una delle società tra le più blasonate d’Italia, sono stato davvero combattuto nella scelta di andar via. Sono felicissimo, ora, di tornare qui perchè per me è come riaprire una parentesi che è sempre stata a me molto cara”.
La parentesi, come la definisci tu, si riapre dopo un’esperienza importante, quella alla Fortitudo Bologna: che cosa ti ha lasciato?
“Emotivamente, lavorare in “Effe” mi ha lasciato sei anni di un’esperienza bellissima, in una città dove la pallacanestro è vissuta nel quotidiano in ogni angolo della strada. L’amore della gente di Bologna per il basket è amplificata rispetto a qualsiasi altro posto: questo ti porta a vivere a mille le emozioni, sia nei momenti belli che in quelli brutti. A Bologna c’è un’intensità pazzesca ed un’energia incredibile, quando si parla di pallacanestro e sensazioni di questo tipo le puoi vivere solamente in una città dove esistono due realtà così importanti come quelle felsinee, che hanno una rivalità storica e dove il basket è al centro dell’attenzione di tutti”.
Torni a Trieste con un ruolo chiaro, che ti porta a definire degli obiettivi tangibili: qual’è il programma di questa stagione?
“L’intento è riprendere quello che avevo iniziato, ovvero dar vita ad un percorso indirizzato a formare giocatori per la prima squadra. L’obiettivo di questa stagione sarà quello di lavorare molto a livello individuale, per lo sviluppo dei singoli giocatori e meno orientato sui risultati della squadra: lo dico perchè credo fermamente che le due cose siano strettamente collegate, visto che quando i giocatori crescono e migliorano, allora anche la squadra riuscirà ad ottenere risultati maggiori”.