Un contenuto tutto nuovo per la Pallacanestro Trieste su Instagram vede Daniele Cavaliero intervistare in diretta Giovanni Vildera, centro della formazione biancorossa, con le domande arrivate dai tifosi nei giorni precedenti.
Giovanni nasce il 4 marzo del ‘95 a Montebelluna, cresciuto a Padova anche cestisticamente, nella Reyer Venezia comincia il percorso da professionista. Tanta serie A2 e finalmente la Serie A con Treviso, Ferrara ed ora Trieste.
Ha una laurea in scienze dell’alimentazione, ed è un uomo con un cuore grande come una provincia. Vederlo allenarsi giorno dopo giorno dimostra l’importanza dell’uomo e del giocatore all’interno della squadra, con la sua voglia di giocare e di aiutare. La crescita della Pallacanestro Trieste dall’inizio dell’anno passa tanto anche da lui.
Un giocatore che si allena ogni giorno con una voglia pazzesca, sempre un po’ arrabbiato ma quando lo capisce ritorna con il sorriso di sempre.
Diamo ora il benvenuto a Giovanni Vildera:
Ciao Giovanni, questa sarà una chiacchierata per i tifosi triestini che hanno voglia di conoscerti di più, abbiamo quindi messo insieme un po’ di domande da parte di nostri tifosi e altre fatte da noi.
Prima domanda, miglior aperitivo a Padova?
“Direi Vineria da Paolo a Mortise”
Come ti sei innamorato della Pallacanestro?
“io ho sempre amato lo sport in generale, mio padre fin da piccolo mi ha trasmesso la cultura sportiva, ho giocato a tennis fino ai 14 anni ma a 11 anni ho scoperto il basket, essendo già un po’ degli altri ho provato e mi è piaciuto fin da subito, ho capito che era qualcosa da fare costantemente ogni giorno, in particolare sotto al mio condominio con i canestri distrutti”
La prima domanda fatta da Emma è che scuola hai fatto, come hai coadiuvato sport e scuola.
“Ho fatto il liceo scientifico. Gli anni del liceo sono stati i più duri in generale, perché son gli anni che capisci se vuoi provare a fare quel lavoro veramente, in cui vieni spremuto e gli allenatori ti allenano tanto. Io durante gli anni di scuola giocavo a Venezia alla Reyer e tornavo a Padova in treno, momenti faticosi fisicamente in cui tornavo cotto la sera, ma questi momenti lasciano un bel ricordo e son fatiche che poi ti ritornano.”
Raccontami quando è iniziata la tua vita professionista come sei riuscito a mettere insieme la parte di studio dell’Università, ricordando a tutti che sei laureato in scienze dell’alimentazione.
“essendo mio padre un medico dopo il liceo ho provato a studiare Farmacia in un’università statale, che però era molto complesso con il mio girovagare per l’Italia giocando a basket. Avevo comunque quest’interesse nello studio e nell’alimentazione, in modo da capire come nutrirsi bene per performare meglio in campo e giocare bene, ho trovato quindi questo corso di laurea di 5 anni ed ora ho come obiettivo finire la laurea magistrale per poi diventare un biologo nutrizionista.”
Ma parliamo di questa colazione con 15 uova e marmellata.
“Capisco il ribrezzo dei miei compagni di squadra, ma è una cosa vera consigliata dalla mia nutrizionista che mi segue e vedo che mi trovo bene, non fa schifo come sembra.”
Passiamo al basket. Prima volta che hai schiacciato?
“Under 16 in partita di campionato contro Marostica”
Prima partita invece in serie A?
“Giocavo nel Treviso, prima partita contro Trento in casa”
Raccontami un po’ l’emozione di quel momento là
“Ero molto carico ma anche molto fiducioso, forse perchè sono arrivato più tardi rispetto a te sui 26 anni, però sicuramente mi ricordo di essere entrato ed è stato davvero molto bello, nonostante fosse durante il periodo covid con poca gente in palazzetto”
Una partita che invece ricordi come la più bella che tu abbia mai giocato?
“A Treviso contro la Fortitudo quando abbiamo giocato in casa, io ho fatto una bella partita e una cosa di cui sono rimasto contento quando i miei compagni in spogliatoio mi hanno bagnato che però, è una banalità, ma mi sentivo apprezzato come amico e come compagno di squadra. Insomma è stata una dell migliori serate della mia carriera.”
E adesso qual è il tuo sogno?
“Vorrei riuscire a dimostrare di più, fare una carriera che quando si parla di me si ragiona su un giocatore che da sicurezza e garanzia. Il sogno di rimanere in serie A ce l’ho, però non mi sento sicuramente arrivato e magari mi piacerebbe stabilirmi e trovare il mio contesto”
Ho notato dalle tue partite che sei sempre d’accordo con gli arbitri.
“Sono un cretino, ogni volta quando esco dall’allenamento mi dico di aver esagerato, mi vergogno, dovrei dare un aureola a Max e Andrea, purtroppo l’agonismo e la competizione è una cosa molto forte in me e a volte esagero”
Domanda sullo spogliatoio. Il tuo armadietto ha mille scritte, cosa sta succedendo?
“i miei compagni di squadra mi vogliono molto bene, sia italiani che gli americani, lo scrivono in tutte le lingue e ci tengono a farmelo sapere”
Giocatore più difficile da marcare in serie A?
“Ti direi Watt, è un lungo dinamico, l’ho preso sempre come esempio nonostante abbiamo caratteristiche un po’ diverse, però comunque è uno che domina e che dovrebbero prendere da esempio i lunghi più o meno giovani”
Compagno più forte con cui hai giocato e ti sei allenato soprattutto?
“Ti direi David Logan, mi ha impressionato, un altro che secondo me è sottovalutato è Thomas Kingsley, sia in allenamento che in partita un grandissimo giocatore”
Il giocatore più simpatico con cui hai giocato?
“Quest’anno siamo riusciti a formare un terzetto importante, con un livello di ignoranza molto elevato, che siamo io Lodovico e Stefano, poi ovvimanete anche altri. Con loro due però siamo riusciti a trovarci davvero bene ed è una cosa che trovato poche volte e ne sono molto grato.”
La città di Trieste?
“Molto bella, in realtà non me l’aspettavo così bella me l’han detto tutti, io ci ero stato solo per giocare e mi sento in colpa perché sono veneto e sono qua vicino. Vivere in centro te la godi a pieno e nel tempo libero vai a prendere il caffè al Caffè degli Specchi o semplicemente a prendere l’auto sei già sulle rive, è veramente molto bello.”
Hai visto qualcosa di Trieste?
“Ho visto il centro e San Giusto, voglio vedere il castello di Miramare, Barcola e Muggia. Lo so, devo recuperare.”
Ma entriamo un po’ nella tua vita, sei fidanzato?
“No, sono single attualmente”
Barba. La tratti in qualche modo o sei semplicemente un boscaiolo?
“L’ho fatta crescere quando mi son fatto male al ginocchio anni fa, ho detto quando rientro la taglio e invece ho continuato a tenerla curandola e lasciandola crescere a caso, però mi piace molto così da boscaiolo”
Mi devi parlare delle grigliate col Tosco. Chi è Tosco?
“Daniele Toscano, mio compagno di squadra che saluto. Con lui abbiamo fatto grandi cene e grandi momenti a Rieti, è sempre un piacere rivederlo.”
Se io ti conoscessi tanto, saprei che?
“Sapresti che a livello umano i miei amici sono molto importanti, senza di loro farei molta fatica e sono la mia forza per andare avanti bene e riuscire a fare qualcosa di buono”
Come fai con la distanza?
“In qualche modo si fa. Non è per forza il fatto di vedersi ogni giorno ma il fatto comunque anche solo alzare il telefono se c’è un problema e questo mi aiuta un sacco”
Ti faccio questa domanda che mi ha fatto un caro amico per conoscermi meglio. Se tu avessi in questo momento te undicenne che cosa ti direbbe?
“A parte di non incazzarmi troppo con gli arbitri, mi direbbe di godermela ogni tanto senza andare a casa incazzato se la partita non è andata come immaginavo e affrontare le cose sapendo che sono arrivato dove il ragazzino di undici anni voleva arrivare”
Invece tu cosa diresti a lui?
“Gli direi di lavorare bene e di guardare molto quelli bravi, quelle persone che stimi e che umanamente reputi interessanti anche dal punto di vista sportivo”
Cosa ti attrae di quella persona?
“Se riesce a vivere la sue vita in maniera seria e vera, affrontando le cose di petto, ed essendo comunque felice di affrontarle così nonostante tutto”
Sai dirmi una grande verità che ti è stata detta
“Per la mia esperienza è stata in un incontro con dei miei amici, che sono diventati i miei amici più cari, non vorrei sembrare ripetitivo ma è stato il consiglio di affrontare le cose in modo vero e non pensarci, sorridi e vai avanti. Se ad una cosa ci tieni tu vuoi risolvere quel problema che hai, quindi affrontalo sempre di petto, sapendo che non sei determinato dal risultato. È questo quello che mi porto dietro da quella amicizia.”
Una grande bugia?
“Che da soli si riesce ad andare avanti bene e sereni, trovare la propria felicità e il proprio benessere. Secondo me senza delle vere amicizie e persone a cui vuoi bene e che ti vogliono bene, con cui c’è una stima reciproca fai molta fatica.”
Si parla da un po’ di salute mentale, di depressione e momenti complicati, ognuno ha i propri pensieri e poi noi facciamo grandi i nostri pensieri e anche le nostre difficoltà. Hai mai avuto momenti complicati o hai avuto vicino compagni o delle persone che ti hanno dato questa sensazione e te ne hanno parlato?
“Ho avuto momento in cui non capivo dove stavo andando, e questo personalmente mi metteva molto a disagio, magari sei giovane e la tua vita non sta andando come speravi o i tuoi progetti vanno a farsi benedire e sei in un momento di limbo, se non hai non solo delle radici solide a livello familiare, che è una fortuna che alcuni hanno e non tutti, ma vicino delle persone che stimi e che ti possono aiutare in questo è difficile. Fortunatamente non ho mai avuto compagni in questa situazione però ho visto tante persone sole, non solo giovani ma anche over 35 e ci penso spesso a loro, capisco che è dura soprattutto per un giocatore che ha delle pressioni diverse da un lavoro normale.”
Tu e i ragazzi, lo staff, la dirigenza siete riusciti a fare uno splendido lavoro portando sei mila tifosi di nuovo al Palazzetto. Il vostro lavoro non è assolutamente finito per mantenere la serie, però questo non ve lo toglie nessuno come vi siete uniti e maturati, giocando come la città spera che la propria squadra possa giocare.
Grazie Giovanni, a presto!